In occasione del quinto anniversario della Fondazione Fevoss Santa Toscana, conosciamo i volti di alcune persone che hanno a che fare con la nostra realtà: la prima famiglia ospitata nell’appartamento confiscato alle mafie e messo a disposizione per combattere l’emergenza abitativa
«Questa casa? E’, in tutti i sensi, il bene che si manifesta. Ci sentiamo davvero fortunatissimi ad avere la possibilità di ricominciare da qui». Renato, Marta e Matteo sono i primi ospiti di «Casa Rinascita», il progetto pensato da Fondazione Fevoss Santa Toscana come contributo per risolvere l’emergenza abitativa. Lo spunto è partito da un appartamento sottratto alle mafie e concesso gratuitamente dal Comune di Verona alla Fondazione. Settantacinque metri quadrati nel quartiere Santa Lucia, a Verona, che la Fondazione ha trasformato nel luogo delle seconde occasioni grazie all’impegno dei suoi volontari e all’aiuto di tanti benefattori che hanno donato chi un’offerta, chi mobilio o beni materiali, chi la manodopera necessaria alla ristrutturazione. E che da un anno a questa parte ha messo a disposizione di persone rimaste, in maniera incolpevole, senza un tetto.
Un luogo in cui questa famiglia, segnalata alla Fondazione dai Servizi sociali del Comune, da alcuni mesi ha trovato accoglienza temporanea e che, dopo anni di difficoltà e traversie, le consentirà di ripartire, ritrovando fiducia nel futuro e rendendosi di nuovo indipendente.
«Per noi rappresenta in tutti i sensi un nuovo inizio», spiega Marta, di professione addetta alle confezioni ma costretta ad abbandonare la sua attività qualche anno fa a causa di una grave malattia. «E’ qui che dopo la mia convalescenza siamo riusciti a riunire la famiglia: alla morte del padre del mio compagno, siamo stati infatti costretti ad abbandonare la sua casa. Vivevamo tutti insieme in una stanza quando, per fortuna, dopo qualche settimana è arrivata attraverso gli assistenti sociali l’opportunità di questo appartamento: per noi un vero miracolo, la manifestazione dell’amore divino».
Da qui ha intenzione di spiccare il volo anche Matteo, il figlio di Marta, che dopo un’infanzia difficile e gli studi interrotti con la fine della scuola media anche per problemi di salute, sta ora seguendo un percorso di inserimento nel mondo del lavoro grazie al quale spera di realizzare il suo sogno: lavorare nel settore della panificazione, in un panificio o in una pizzeria.
«Il periodo non aiuta, anche a causa della pandemia trovare un lavoro purtroppo in questa fase non è facile», conclude Marta, «ma Casa Rinascita ci ha regalato la serenità che necessaria per tornare a guardare al futuro con ottimismo e trovare quella continuità lavorativa che ci permetterà di rimetterci a tutti gli effetti in carreggiata».